Novembre 23, 2025

Aiuto umanitario o meccanismo di espulsione? L'opaca rete di voli che svuota Gaza all'ombra del coordinamento israeliano
Una settimana fa, un aereo con 153 palestinesi a bordo atterrava a Johannesburg nell'ambito di un'operazione orchestrata dall'organizzazione Al-Majd Europe. I palestinesi evacuati sono arrivati dopo un viaggio che includeva uno scalo in Kenya e che, secondo testimonianze raccolte da Al Jazeera, è stato chiaramente coordinato dall'esercito israeliano e ha incluso una perquisizione minuziosa dei loro effetti personali prima di attraversare il valico di frontiera di Karem Abu Salem, nel sud di Gaza, controllato da Israele. I testimoni hanno anche affermato che i passeggeri ignoravano la loro destinazione finale e potevano portare con sé solo un telefono, del contante e uno zaino.
Questa operazione clandestina segue uno schema ricorrente: famiglie palestinesi di Gaza pagano tra 1.500 e 5.000 dollari a persona dopo aver risposto ad annunci sui social media, vengono trasportate in autobus da Rafah all'aeroporto di Ramon e viaggiano senza che i passaporti vengano timbrati. I pagamenti avvengono tramite bonifici su conti individuali – non istituzionali – e i voli sono operati da aerei rumeni con scalo a Nairobi, dove si ritiene che esista anche un coordinamento con le autorità locali.
Questi voli coincidono con l'obiettivo della politica di "partenza volontaria" dei palestinesi da Gaza, politica che Israele ha istituzionalizzato a marzo creando un ufficio specifico all'interno del Ministero della Difesa. Le organizzazioni per i diritti umani qualificano questa politica come una pulizia etnica. Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha confermato l'arrivo di due voli con oltre 300 palestinesi e ha definito l'operazione un tentativo di "espulsione", attualmente sotto indagine dai servizi di intelligence.
Inoltre, questa politica metterebbe in atto le controverse suggestioni del presidente statunitense Donald Trump di trasformare Gaza in una "Riviera del Medio Oriente" attraverso il reinsediamento dei palestinesi nei paesi ospitanti.
A fronte di queste rivelazioni, un'inchiesta del giornale Haaretz ha identificato Al-Majd Europe come un'entità guidata dal cittadino israeliano-estone Tomer Janar Lind, che collabora con l'Ufficio per le Partenze Volontarie del Ministero della Difesa israeliano. L'organizzazione presenta numerose irregolarità: il suo dominio è stato registrato solo dieci mesi fa, il suo indirizzo email non funziona, utilizza foto false nelle sue "storie di impatto" e richiede bonifici su conti personali.
In questo contesto di denunce, Al-Majd Europe ha rotto il silenzio pubblicando un documento in cui si definisce un'associazione fondata da "rifugiati fuggiti da regimi dittatoriali". Hanno ammesso che la loro "unica interazione con le autorità israeliane è finalizzata a coordinare le uscite da Gaza", ma hanno categoricamente negato qualsiasi legame con il Mossad.
Al contrario, l'Autorità Palestinese ha messo in guardia contro questi "agenti dello spostamento", accusandoli di approfittare della disperazione umanitaria. Mentre accademici come Oroub el-Abed dell'Università di Birzeit sottolineano che ciò risponde a uno "schema coloniale di spoliazione sistematica" volto a svuotare Gaza della sua popolazione.
La polemica si accentua quando l'organizzazione Al-Majd Europe identifica l'Autorità Palestinese come il suo principale ostacolo, accusandola di "usare gli abitanti di Gaza come leva politica" e di ricevere "finanziamenti internazionali per ogni residente che rimane a Gaza". Nel frattempo, le famiglie palestinesi a Gaza, intrappolate tra la devastazione della guerra e questi controversi meccanismi di evacuazione, si trovano di fronte al dilemma di rimanere in un territorio distrutto o rischiare un esodo verso l'ignoto.
Per saperne di più:
Immagine originale:
Ambasciata dello Stato di Palestina / Sudafrica tramite Facebook/REUTERS